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ANNA e MARIO DEL BIANCO

 

Anna e Mario Del Bianco
CANTO DEI SALMI

O Signore nostro Dio Ave Maria Proteggimi, o Dio Il Signore è mia luce Grande è il Signore Sollevate porte
O Dio, tu sei qui Mostraci, Signore Sui Fiumi di Babilonia Beato l'uomo O Regina, voglio lodarti Cantate a Lui
GRANDI COSE
(Sal. 125)
 
 Grandi cose
(Sal 125)
Ad. Testo e Musica di
Mario Del Bianco
Rit.:  Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di grande gioia (2v.)
Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.

Rit.:  Grandi cose ha fatto…

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo,
mieterà con giubilo.

Rit.:  Grandi cose ha fatto…

Nell'andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.

Rit.:  Grandi cose ha fatto…

 
Grandi cose (Sal 125)
 

La prima parte del salmo riflette l'esultanza degli Israeliti per il loro ritorno in patria dalla schiavitù di Babilonia; come tra­sognati, quasi non riuscivano a credere fosse giunto il momento tanto sospirato. Anche i pagani erano pieni di meraviglia per ciò che Dio aveva fatto per il suo popolo (1-5).

Difficoltà enormi e delusioni attendevano però i reduci. La supplica, che segue nella seconda parte del salmo, riflette questa dura situazione.

Voglia Iddio portare a compimento la sua opera e come i torrenti, prima asciutti, si riversano scroscianti nel deserto del Negheb (a sud della Palestina) dopo le piogge, così possano ritor­nare in patria tutti i prigionieri, e coloro che, con grande fatica e sofferenze, lavorano per la ricostruzione e seminano nelle lacrime, possano raccogliere con giubilo abbondanti frutti del loro duro lavoro (4-6).

Si può certamente vedere in questa completa restaurazione d'Israele un riferimento ai tempi messianici, ai quali tutta la storia d'Israele aspirava come al suo pieno compimento.

Con l'Avvento di Cristo, è giunto anche il tempo di raccogliere i primi frutti di una semina protrattasi per secoli nell'Antico Te­stamento.

Il Signore dice ai suoi discepoli: « Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro » (Giov 4,35-38).

Dal giorno della Pentecoste, il lavoro della semina si alterna a quello della mietitura.

Seminano gli Apostoli (cf 1 Cor 9,11) (d); seminano i martiri: il loro sangue è seme di cristiani; seminano i predicatori del Vangelo e i missionari e raccolgono, nello stesso tempo, i frutti delle semine fatte in precedenza. La speranza, la pazienza e la col­laborazione nella carità sono le virtù che presiedono a questo lavoro, perché gioiscano insieme il seminatore e il mietitore, mentre si va riempiendo il granaio della Chiesa. In realtà, chi semina e chi miete, associando al suo lavoro gli uomini della Chiesa, è sempre il Cristo. Nelle lacrime della sua passione egli semina, e nella gioia della risurrezione raccoglie i frutti. Coloro che vivono nella Chiesa o che sono raccolti nel granaio dell'eternità sono i frutti delle sue lacrime.

Verrà il giorno in cui il Signore ricondurrà per sempre i pri­gionieri alla loro patria (1-4), allora Egli « tergerà ogni lacrima dai loro occhi (Apoc 21,4), e coloro che avevano seminato in lacrime mieteranno una felicità perpetua e venendo con giubilo porteranno i loro covoni (5-6). 

 
GRANDI COSE
(Sal. 125)
 
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