- Sollevate porte
- (Sal 23)
-
- Ad.
Testo e Musica di
- Mario
Del Bianco
-
- Rit.: Sollevate, porte, i vostri frontali,
- alzatevi, porte antiche,
- ed entri il re della gloria,
- ed entri il re della gloria.
-
- Del Signore è la terra e
quanto contiene,
- l'universo e i suoi
abitanti.
- È lui che l'ha fondata sui
mari,
- e sui fiumi l'ha stabilita.
-
- Rit.:
Sollevate, porte,…
-
- Chi
salirà il monte del Signore,
- chi starà nel suo luogo
santo?
- Chi ha mani innocenti e
cuore puro,
- chi non pronunzia menzogna.
-
- Rit.:
Sollevate, porte,…
-
- Chi
è questo re della gloria?
- Chi è questo re della gloria?
- Il Signore forte e potente,
-
il Signore potente in battaglia.
-
- Rit.: Sollevate, porte,…
-
- Chi è questo Re della
gloria?
- Chi è questo Re della gloria?
- Il Signore degli eserciti,
- Egli è il Re
della gloria.
-
- Rit.: Sollevate, porte,…
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- Sollevate porte
- (Sal 23)
II salmo 23 consta di due parti, che, in un primo tempo, pare fossero
distinte tra loro. La prima di esse è una specie di rituale per l'ammissione dei
pellegrini al tempio di Dio. Arrivano i pellegrini cantando un inno a Dio, creatore e signore
dell'universo (1-2). Giunti in prossimità del
tempio, i pellegrini si pongono la domanda: « Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo? ». I sacerdoti rispondono,
illuminando i fedeli sulle disposizioni necessario per entrare nel tempio di
Dio: « Chi ha mani innocenti e cuore
puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo », può entrare, certo di ottenere la benedizione di
Dio. I pellegrini, a loro volta, rispondono: « Ecco la generazione che lo
cerca, che cerca il tuo volto. Dio di Giacobbe » (3-6). La seconda parte del salmo
pare sia stata composta e cantata per celebrare il primo solenne ingresso dell'arca
dell'alleanza nella tenda costruita da Davide in Gerusalemme (cf 2 Sam
6,12-17). Esso servì in seguito per accompagnare le solenni traslazioni dell'arca,
per celebrare le feste della dedicazione del tempio e le vittorie d'Israele
sui suoi nemici. Alle porte della tenda, un
corteo di sacerdoti canta una specie di invito: « Sollevate, porte, i vostri
frontali, alzatevi, porte antiche ed entri il re della gloria ».
All'interno un altro coro
domanda: « Chi è questo re della gloria? ». Dall'esterno il coro
risponde: « II Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia ».
Il dialogo continua: ancora
una volta è rinnovato l'invito ad aprire le porte e nuovamente il coro che sta
nella tenda ripete la domanda: « Chi è questo re della gloria? ».
Il coro che sta al di fuori
precisa che si tratta del Signore degli eserciti, cioè di colui che dall'arca
dell'alleanza guidò Israele alla conquista della terra promessa, fino
all'espugnazione della rocca-forte di Sion: « II Signore degli eserciti è il re
della gloria » (7-10). In quel momento le porte si
spalancano e il Signore fa il suo solenne ingresso, come un condottiero
vittorioso, alla testa del suo popolo.
La liturgia della Chiesa
scorge nella seconda parte del salmo 23 un annuncio profetico del mistero
dell'incarnazione e celebra con esso l'ingresso del Figlio di Dio nel mondo.
Essa invita gli uomini ad
accogliere il re della gloria al quale appartengono la terra e l'universo: e,
con la prima parte del salmo, precisa che le disposizioni necessario per riceverlo
sono l'innocenza della vita e la purezza del cuore. Come è dato vedere dalla
liturgia dell'Avvento e della vigilia del Natale, la Chiesa, celebrando la
prima venuta di Cristo nel mondo, pensa altresì al suo ritorno finale nel quale
sarà manifesta la sua potenza e regalità divina. Con il salmo 23, la Chiesa
celebra l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme nella domenica delle Palme
e manifesta, durante la passione dolorosa del Salvatore, il mistero di gioia
che caratterizza la lotta sostenuta fino alla morte dal Signore degli eserciti.
L'ingresso di Gesù in
Gerusalemme, già raffigurato nei secoli passati dall'ingresso dell'arca nella
città santa, è un annuncio e una figura della risurrezione del Signore, del
regno che egli stabilirà in mezzo ai popoli della terra entrando nella Chiesa,
e del suo definitivo trionfo nell'ultimo giorno della storia. D'altra parte il Signore può
iniziare la sua passione come un trionfatore, perché la sua morte segnerà la
disfatta dei suoi nemici, che sono anche i nemici dell'umanità. Celebrando la sua passione e
morte, il Signore, « sommo sacerdote di beni futuri attraverso una tenda più
grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a
questa creazione, ... entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci
così una redenzione eterna» (Ebr 9,11.12).
La Chiesa, cantando il salmo
23 nell'Ufficio della Lettura del sabato santo, vede il Signore vittorioso
appressarsi alle porte eterne del cielo, che si aprono per accogliere lui e l'umanità da lui
redenta nella gloria del santuario eterno del cielo. '
La tradizione patristica ha
interpretato la seconda parte del salmo come una profezia del mistero
dell'ascensione di Cristo al cielo. Mentre il Cristo sta varcando le porte del cielo
per essere intronizzato alla destra del Padre, gli angeli, che dalla terra lo
accompagnano verso l'alto, invitano gli angeli del cielo a rialzare i frontoni
delle porte celesti, perché sta entrando il re della gloria. Quelli, al vedere
un uomo ascendere al di sopra di essi, domandano stupefatti: "Chi è
questo re della gloria?". Gli Angeli che stanno nel corteo del Cristo
rispondono: "Egli è il Dio potente e prode in battaglia". Il dialogo
si ripete ad ogni sfera celeste, finché tra l'ammirazione delle schiere celesti,
la natura umana di Cristo si siede alla destra del Padre, al di sopra di tutti i cori angelici,
trionfatore della morte. L'intronizzazione
dell'arca santa nel tempio di Gerusalemme appare così una profezia
dell'intronizzazione di Cristo e della natura umana con lui, nella gloria del
Padre: la liturgia terrena riproduce simbolicamente la liturgia celeste e
celebra i misteri della salvezza umana.
Il
Cristo, che sale come trionfatore alla destra del Padre, è il Signore al quale
appartiene la terra e quanto contiene (cf 1 Cor 10,26), l'universo e i
suoi abitanti.
Cristo
è anche l'unico uomo che può salire al monte santo di Dio (3); egli ha mani
innocenti e cuore puro e riporta benedizione dal Signore per benedire tutte le
generazioni della terra (5-6).
« Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di
tutti i cieli, per riempire tutte le cose » (Ef 4,10). La Chiesa, popolo di Dio, è
la terra che appartiene al Cristo di diritto, egli le ha dato solide fondamenta
di vita soprannaturale (1.2). La Chiesa è il monte santo
di Dio verso il quale confluiscono ora i popoli della terra ed è, nel medesimo
tempo, un'assemblea di pellegrini che sale verso il ciclo, purificandosi nel
sangue di Cristo e celebrando con lui il passaggio da questo mondo al Padre
(3-4) (h). Il Cristo, facendo il suo
trionfale ingresso nel cielo, porta con sé anche noi nelle regioni celesti (cf Ef
2,6); tra lo stupore degli angeli, anche per noi si aprono le porte perenni del
tabernacolo di Dio. Il canto del salmo 23
accompagnerà, dopo la risurrezione finale, l'ingresso di tutto il popolo di Dio
alla vita eterna.
La liturgia applica il salmo
23 alla Vergine SS. Essa ha ricevuto la benedizione del Signore e la misericordia di Dio,
sua salvezza; essa è la porta attraverso la quale il re della gloria è entrato
nel mondo, perciò il Cristo l'ha associata al suo trionfo e nell'Assunzione di
Maria si è rinnovato il mistero dell'Ascensione di Cristo. Nessuna creatura
umana poteva, come lei, possedere la purezza necessaria per salire il monte
santo di Dio e stare nel suo luogo di santità.
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